Al fine di stimolare un cambiamento socio-culturale rispetto alla stereotipizzazione del ruolo della donna e dell’uomo nelle giovani generazioni, vengono implementate peculiari attività gratuite artistico-culturali rivolte sia alle giovani generazioni sia alle donne vittime di violenza quali:
Percorso “Teatro dell’Oppresso” per Scuola Secondaria di Primo e Secondo grado
Attraverso l’utilizzo delle tecniche teatrali di immedesimazione e immaginazione, le studentesse e gli studenti vengono indirizzati, attraverso un percorso guidato e strutturato, alle dinamiche della violenza di genere.
Insieme agli educatori e le educatrici, le ragazze e i ragazzi devono trovare le cause scatenanti e un finale alternativo al fine di sperimentarsi nella ricerca di situazioni non violente.
Le studentesse e gli studenti vengono aiutati nel racconto, nell’ascolto e nell’immedesimazione per costruire insieme un percorso che li aiuti a diventare critici e consapevoli, per stimolare in loro un confronto costruttivo sul tema della violenza e su come prevenirla.
Ogni percorso è rivolto ad una classe e ha la durata di 8 ore e si articola in 4 incontri di due ore ciascuno.
Scarica il Vademecum laboratorio teatro dell’oppresso
Percorso narrativo-digitale per la scuola Secondaria di primo grado
Attraverso l’utilizzo dello strumento digitale Raccontami una storia, viene insegnato alle ragazze e ai ragazzi a creare delle storie mirate ad elaborare messaggi contro la violenza di genere e ad aumentare la sensibilizzazione.
Con l’aiuto della tecnologia, l’azione va a sviluppare un percorso narrativo volto a consapevolizzare i ragazzi sul tema della violenza di genere attraverso la creazione di messaggi non violenti e per stimolare un senso civico e critico, fornendo loro conoscenza tecnica informatica per la creazione di video e tecniche di narrazione non convenzionali.
Ogni percorso è rivolto ad una classe e ha la durata di 8 ore e si articola in 4 incontri di due ore ciascuno.
Scarica il Vademecum digital storytelling, Guarda il Video “Chi ti picchia non ti ama”
Laboratorio “I tamburi a cornice: l’unica pelle che si può percuotere”
Il laboratorio è volto all’apprendimento delle tecniche e della storia del tamburo nella musica popolare.
Riscoprendo il mondo della musica popolare, del sud del mondo, accogliendo ritmi arabi, orientali e latini, il laboratorio si prefigge l’obiettivo di insegnare ai partecipanti l’importanza della cura dello strumento, le tecniche per il suo utilizzo, basando l’esperienza musicale e artistica sul messaggio da veicolare: il tamburo a cornice è fatto di pelle; tale pelle va curata, va toccata solo in un determinato modo, va rispettata.
Ha bisogno di cure, di attenzioni, di calore, ma non troppo, di freddo ma quanto basta, di una custodia che sia resistente ma non opprimente. Se questo non avviene il tamburo non ha più il suo suono originario, perde la sua consistenza e la musica che avrebbe potuto produrre diventa solo rumore assordante.
Laboratori creativi
L’arte e la creatività svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito del rispetto e della valorizzazione della differenza di genere.
La pratica di attività artistiche infatti favorisce nelle bambine e nei bambini lo sviluppo di competenze cognitivo-emotive poiché attraverso il canale espressivo i minori riescono a trovare la modalità che non solo soddisfa al meglio la loro individualità, i loro valori e la loro cultura, ma che è anche la più adatta al contesto in cui trovano.
Vengono dunque implementati dei laboratori creativi, pensati proprio come occasione di gioco e crescita individuale che ruotano intorno a tre ambiti: lettura, musica e disegno.
Corso di Autodifesa S.A.F. (Selfprotection Attribute Fighting)
Il percorso, oltre a presentarsi come metodo di autodifesa, permette di acquisire una percezione diversa di sé, di credere nelle proprie potenzialità, vincere le proprie in sicurezze, accrescere la propria autostima.
Attraverso un approccio psico-emotivo viene sviluppata l’autoconsapevolezza delle proprie capacità e possibilità difensive.
Le persone inserite in questo percorso imparano a fare propri tre concetti fondamentali:
– cambiare il proprio punto di vista ovvero di non sentirsi più vittime indifese, ma potenzialmente offensive;
– percezione di se stessi e dell’ambiente in cui ci si trova: che abiti indosso, vie di fuga, illuminazione;
– prevenzione, ovvero alimentare l’intuito, la capacità di prevenire o individuare situazioni possibilmente pericolose.
Nello specifico il corso viene proposto in due edizioni della durata di 36 ore ciascuna, per un totale di 72 ore.
Scarica il Vademecum Autodifesa , Guarda il video: cordo di autifesa con il Maestro Marco Caso
Corso di Chanbara
Chanbara significa letteralmente “combattimento con la spada” e richiama il suono prodotto dallo scontro delle spade utilizzate dai samurai (la famosa katana).
Lo sport Chanbara ha un approccio differente e raccogliendo tutti gli aspetti tecnico-tattici ne privilegia l’aspetto dello sport e del gioco.
Oggi uno sport moderno deve possedere alcuni requisiti fondamentali:
– regolamento semplice;
– poter essere praticato da tutti i tipi morfologici;
– prevedere movimenti spontanei e non complicati;
– non richiedere l’utilizzo di attrezzature costose e complicate;
– essere praticabile in ambienti differenti.
Lo sport Chanbara corrisponde a questi requisiti. Attraverso questo percorso viene incentivato lo spirito di condivisione e su come fronteggiare delle sfide. Il corso è articolato in 24 ore.
“La mite ribelle” (liberamente ispirato a “La mite” di Dostoevskij)
Laboratorio socio/culturale di Tango-teatro fisico che porterà alla creazione di una messa in scena per il progetto E-vento di donna.
E’ “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà…” ( art. 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne)
“La mite ribelle” (liberamente ispirato a “La mite” di Dostoevskij) mette a fuoco la violenza invisibile: quando le forme e le azioni sono “normalissime” ma all’interno è presente il controllo e la freddezza che paralizza l’altro.
Per sensibilizzare e motivare l’espressione dei sentimenti. Per pensare che le incertezze e i dubbi possono essere un punto di svolta e di cambiamento. Per informare e così “vedere” che non siamo mai soli, che tutti viviamo diverse dinamiche umane nei rapporti e che un cambiamento è sempre possibile.
Coraggio e consapevolezza, passione e tecnica, arte, identità personale e condivisione.
Da questo laboratorio le persone possono esprimere le proprie peculiarità fisiche e comportamentali che vengono utilizzate come linguaggi teatrali. Il laboratorio mira a ridurre le distanze tra le persone per recuperare rapporti umani e profondi attraverso nuovi modi creativi.
Le attività creative sono considerate un mezzo efficace per attivare velocemente una comunicazione profonda, in questo modo, tutti i formalismi sociali e le “maschere” scompaiono e la comunicazione viene facilitata e diventa più naturale e immediata.
Il laboratorio sarà svolto attraverso il tango coreografico, teatro fisico, improvvisazione, drammaturgia musicale, utilizzo del suono e elementi di scena, teatro per immagini)
Te doy mis ojos
La sensibilizzazione su questo tema viaggia però anche attraverso linguaggi alternativi, come quelli della cultura, dell’arte, del teatro. Per questo con la Compagnia Teatrale Punto e Virgola, in scena il 25 e 26 novembre alle ore 17.30 (presso il Piccolo Teatro San Paolo in Via Ostiense 190) lo spettacolo “Te doy mis ojos”, scritto e diretto da Silvia Bruni con la direzione artistica di Paolo Mellucci.
Uno spaccato sulla storia di una madre, una moglie e un’amante con un passato comune di illusioni e ricordi sbiaditi dal dolore dell’uomo che l’ha causato.