In occasione della Festa della donna celebrata, il Servizio controllo del territorio della Polizia di Stato ha presentato un Protocollo comune per Polizia e Carabinieri per il contrasto alla violenza di genere: il “Protocollo L.i.a.n.a.” (Linea interattiva assistenza nazionale antiviolenza)
La Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri utilizzano questo protocollo quando le rispettive pattuglie interverranno per casi di violenza di genere, violenza domestica e stalking.
Grazie a Liana tutti gli interventi riguardanti questo tipo di reati sono registrati in un modulo comune alle due Forze di polizia che confluirà in una unica banca dati denominata “Pitagora”.
In questo modo è possibile unificare, confrontare ed omogenizzare i dati di Polizia e Carabinieri rendendo immediata la verifica dell’esistenza di precedenti interventi nella stessa abitazione, o su richiesta della stessa vittima, anche quando all’intervento non sia seguita una formale denuncia o querela.
La simbologia della liana è particolarmente significativa, un tramite, un legame, una congiunzione, tra la vittima della violenza di genere, per l’ 83% donne, e le Forze dell’ordine che avranno più strumenti operativi per combattere un fenomeno che ancora nell’ultimo anno ha visto la morte di troppe donne; fenomeno in diminuzione rispetto agli anni precedenti ma che ancora costituisce un grave tributo di sangue ad una sub-cultura ancora molto diffusa.
Ma il progetto Liana guarda ancora più lontano. Già in quattro province, Modena, Venezia, Milano e Palermo è attivo, a livello sperimentale, un servizio a disposizione delle vittime di violenza domestica.
Le donne che subiscono reati di questo tipo, possono infatti accedere ad uno speciale programma di tutela che consente di collegare il loro numero di telefono presso la centrale operativa della Polizia di Stato che risponde al numero di emergenza 113. Così, in caso di chiamata d’emergenza da quel numero, l’operatore del pronto intervento rileverà che la chiamata in entrata proviene da una vittima di violenza domestica e, all’atto della risposta, avrà sul monitor tutte le informazioni sulla vittima e sul suo aggressore.
Compariranno sul monitor i dati essenziali ma anche quelli di geolocalizzazione, per garantire un immediato intervento anche nel caso in cui la vittima sia stata aggredita e non in grado di dare ulteriori indicazioni.
L’obiettivo è quello di estendere il progetto a livello nazionale nel corso del 2019.
Fonte: Polizia di Stato