La Convenzione di Instanbul ratificata in Italia il 1° agosto 2014 considera violenza contro le donne tutti gli atti di violenza contro il genere femminile che si traducono, o possono tradursi, in lesioni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.
Questo tipo di violenza è una dimostrazione dei rapporti di forza storicamente inuguali tra gli uomini e le donne, le cui fondamenta risalgono a profonde motivazioni culturali e nei tradizionali modelli di relazione tra i generi. I maltrattamenti, perciò, sarebbero un mezzo per riprendersi il ruolo maschile dominante, subordinando quello femminile. In effetti, la maggior parte delle violenze sono agite all’interno di relazioni intime e familiari.
La violenza maschile contro le donne si manifesta in differenti modi e può coinvolgere ogni donna. La più diffusa è quella che avviene all’interno delle mura domestiche. L’uomo violento sottomette e assoggetta la partner facendola sentire incapace, debole, impotente, totalmente dipendente da lui. Momenti di violenza fisica e psicologica si avvicendano con una fasi di relativa calma, di false riappacificazioni, con l’obiettivo di confondere la donna e indebolirla ulteriormente.
Fonte: Bullismo omofobico