La violenza di genere può essere di diversi tipi:
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fisica: dimostrazione di crudeltà tramite aggressioni fisiche (calci, pugni, spinte, ustioni…), verso l’altro e/o le cose con cui la persona ha un legame affettivo o di necessità (animali, mobili di casa, automobile, documenti…);
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psicologica: mancanza di rispetto che offende la dignità e che si manifesta attraverso critiche continue, umiliazioni, insulti, intimidazioni (divieto di vedere i familiari e gli amici, controlli continui e pressanti, minacce di far del male ai membri della famiglia…) che portano a conseguenze devastanti quali stati di ansia, paura, depressione, perdita di autostima e senso di vergogna;
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economica: messa in atto di una serie di comportamenti tesi a controllare e limitare l’autonomia economica (impedire di lavorare, appropriamento di beni, non informare delle entrate familiari, obbligo di firmare dei documenti…);
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sessuale: coinvolgimento in atti sessuali senza consenso, ottenuti con la forza o con il ricatto, spesso da parte di una persona conosciuta come l’ex partner, un collega o un vicino;
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stalking: susseguirsi di atti persecutori (telefonate diurne e notturne, messaggi, lettere anonime, appostamenti…) in contesti diversi (relazione di coppia, condominio, famiglia, posto di lavoro, scuola…) consistenti in continue e pesanti intrusioni nella vita pubblica e privata che generano nella vittima stati di ansia e paura fino a comprometterne la quotidianità;
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assistita: non subìta in prima persona, ma agita di fronte agli membri della famiglia.
La violenza di genere avviene solitamente all’interno delle mura domestiche, pertanto viene chiamata anche violenza domestica. L’Assemblea Generale del Consiglio d’Europa del 3 aprile 2000 sostiene che: La violenza domestica rimane la meno visibile nonostante si tratti di una delle forme più comuni di violenza contro le donne; secondo le stime in Europa ogni anno essa uccide o ferisce gravemente più donne di quanto facciano il cancro o gli incidenti stradali.